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Il prode Anselmo

L'autore: Giovanni Visconti Venosta di Tirano, racconta che nel 1856 scrisse la composizione, per aiutare uno studente ginnasiale di Como che trascorreva le vacanze nella sua  Tirano in Valtellina e che alle prese con un compito delle vacanze, una poesia con tema "la partenza di un crociato per la Palestina", dopo aver scritto i primi quattro versi non sapeva proseguire.
Decise di terminarla in tono scherzoso e il giorno successivo la consegnò al ragazzo che la presentò a scuola. Gli insegnanti capirono che non era farina del suo sacco e gli fecero confessare il nome dell'autore. La composizione in poco tempo diventò molto nota ed è ancora ricordata ai  nostri giorni.

 

 

La Partenza del Crociato
(il prode Anselmo)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

      

 

      

 

Passa un giorno, passa l'altro
mai non torna il prode Anselmo,
perchè egli era molto scaltro
andò in guerra e mise l'elmo...

Mise l'elmo sulla testa
per non farsi troppo mal
e partì la lancia in resta
a cavallo d'un caval.

La sua bella che abbracciollo
diede un bacio e disse: "va!"
e poneagli ad armacollo
la fiaschetta del mistrà

Poi donatogli un anello
sacro pegno di sua fe',
gli metteva nel fardello
fin le pezze per i piè.

Fu alle nove di mattina
che l'Anselmo uscia bel, bel,
per andare in Palestina
a conquidere l'Avel.

Nè per vie ferrate andava
come in oggi col vapor,
a quei tempi si ferrava
non la via ma il viaggiator.

La cravatta in fer battuto
e in ottone avea il gilè,
ei viaggiava, è ver, seduto
ma il cavallo andava a piè

Da quel dì non fe' che andare,
andar sempre, andare, andar...
quando a pie' d'un casolare
vide un lago, ed era il mar!

Sospettollo... e impensierito
saviamente si fermò.
Poi chinossi, e con un dito
a buon conto l'assaggiò.

Come fu sul bastimento,
ben gli venne il mal di mar
ma l'Anselmo in un momento

mise fuori il desinar.

Il Sultano in tal frangente
mandò il palo ad aguzzar,
ma l'Anselmo previdente
fin le brache avea d'acciar.
          
Pipe, sciabole, tappeti,
mezze lune, jatagan,
odalische, minareti,
già imballati avea il Sultan.

Quando presso ai Salamini

sete ria incominciò,
e l'Anselmo coi più fini
prese l'elmo, e a bere andò.

Ma nell'elmo, il crederete ?
c'era in fondo un forellin
e in tre dì morì di sete
senza accorgersi il tapin.

Passa un giorno, passa l'altro,
mai non torna il guerrier,
perch'gli era molto scaltro
andò in guerra col cimier.

Col cimiero sulla testa,
ma sul fondo non guardò
e così gli avvenne questa
che mai più non ritornò.

 

Giovanni Visconti Venosta

 


 

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