I medici
Siamo
in una sala operatoria. Entrano Aldo, Giovanni e Giacomo vestiti da
chirurghi. Il primario (Giovanni), un tipo autoritario e arrogante, sta
raccontando una barzelletta ai suoi due assistenti (Giacomo e Aldo) che,
per farlo contento, ridono esageratamente.
GIOVANNI: Allora, esce
l'infermiera col bambino e dice: «Doctor, c'ho sotto un cannone!».
(Esplodono a ridere a crepapelle.)
Capito!? «Doctor, c'ho sotto un cannone...»
ALDO: Professore, come racconta lei le
barzellette non le racconta nessuno...
GIACOMO: È il primario della barzelletta,
lei.
Entra in scena Cornacchione tenendosi la testa dolorante.
ANTONIO: Scusate, siete dei medici?
GIOVANNI
(indignato): Ma non vede che stiamo
facendo un consulto importantissimo! Ma non lo so, io! Sempre a
disturbare!
GIACOMO
(a Giovanni): Com'è il finale della
barzelletta?
GIOVANNI:
Poi esce e fa: «Doctor, c'ho sotto un
cannone!».
(Scoppiano a ridere disinteressandosi di Cornacchione.)
ANTONIO:
Scusi scusi, è occupato?
GIOVANNI:
Cosa c'è?
ANTONIO:
Guardi, mi sono fatto male.
GIOVANNI:
Ecco! Vengono qua già con la diagnosi! I sintomi vogliamo sapere, i
sintomi! Non ci sono più i pazienti di una volta... Va bene, si segga,
va'.
(Cornacchione si siede su una grande poltrona.)
GIOVANNI:
Allora, cosa c'è, dica!
ANTONIO:
Senta, primario, io non mi ricordo neanche cosa stavo facendo. Ho preso
una botta, mi gira la testa!
GIOVANNI:
Ma certo, ho capito benissimo, anzi superbenissimo! Classico caso di
tossicodipendente, eccolo lì. Drogato! Questa è la verità!
(Cornacchione
viene coperto con un telo dai due assistenti.)
ALDO:
Professore, veramente ha una ferita lacerocontusa sulla parte sinistra.
GIOVANNI:
Ma certo! Lei non sa come si comportano questi qua. Questi qua si fanno
una siringa, gli sghiscia via e si feriscono. Lanciano la siringa in
alto e poi si infilzano dietro... Ne fanno di tutti i colori... Drogato!
Questa è la verità, (poi, agli altri due)
C'ho sotto un cannone!
ALDO
(ridendo smodatamente): Ah, ah, l'ho
capita adesso!
ANTONIO:
Senta, ho già capito... Fate una bella cosa, chiamate il mio chirurgo di
fiducia.
GIOVANNI:
Cosa? Avete sentito? «Chiamate il mio chirurgo di fiducia.» Bene,
chiamiamo il suo chirurgo di fiducia. Avanti.
ALDO,
GIOVANNI E GIACOMO (all'unisono):
Chirurgo di fìduuuucia! (Ridono
senza ritegno.)
GIOVANNI:
Allora, sentiamo, cos'altro vuole ancora?
ANTONIO:
Be', se può avvisi a casa e dica che sto male.
GIOVANNI:
Eh certo, poi vuole che le parcheggi la macchina, vuole che le faccia la
spesa, le porti fuori il gatto? Ma pensa tè questo qua, roba da matti!(ad
Aldo) Avanti, dottor Ciurnini...
ALDO:
Sì?
GIOVANNI:
Come prepariamo il paziente?
ALDO:
Come prima cosa ci avviciniamo in modo sussultorio per non fare capire
da dove veniamo, così che loro si rassicurino; poi gli farei un bello
sciampino per togliere tutte le impurità, e poi, visto il soggetto, una
lozione per ripristinare anche il ph naturale.
GIOVANNI:
Dottor Piturni (sempre rivolto ad Aldo),
sono veramente esterrefatto dall'estensione della sua idiozia. Dottar
Pivetta (a Giacomo), come procediamo?
GIACOMO:
Be', professore, prima di procedere a qualsiasi intervento chirurgico
andrebbero eseguiti esami del sangue, esami delle urine, schermografìe
ed elettrocardiogramma.
GIOVANNI:
Certo.
GIACOMO:
Ma noi, professore, ce ne sbattiamo le palle! Perché siamo per una
chirurgia del disimpegno.
GIOVANNI:
Che è la branca che io preferisco, dottor Pivetta.
ANTONIO:
Allora, scusi...
GIOVANNI
(spazientito): Cosa c'è, cosa c'è
ancora...?
ANTONIO:
Visto che siamo in argomento, ci tengo a dirle che io mi curo solo con
metodi naturali.
GIOVANNI:
Ah, sì!? Tipo?
ANTONIO:
Fiori di Bach...
GIOVANNI
(sarcastico): I fiori di Bach? Ma non
preferisce le sementi di Mozart? O magari i boeri di Ravel? E che ne
dice delle ghiande di Strauss?
ALDO:
Oppure i cardi di Mino Reitano!
(I
tre luminari ridono sguaiatamente delle loro battute dandosi pacche
sulle spalle. Poi, all'improvviso, Giovanni li richiama all'ordine.)
GIOVANNI:
Adesso basta! Dottor Pippioni (ad Aldo)
non siamo qui per prendere in giro i pazienti! Dottor Pivetta (a
Giacomo), che tipo di anestesia consiglia?
GIACOMO:
Be', professore, io consigliere! un'anestesia di tipo curarico iniettata
tramite cerbottana.
GIOVANNI:
Sono veramente esterrefatto dal suo metodo obsoleto. Sono anni ormai, lo
sanno tutti, che io sono per il metodo Pallemberg. Dottor Pirlotti (ad
Aldo, che evidentemente è abituato a essere chiamato ogni volta con un
nome diverso), illustri il metodo Pallemberg...
ALDO:
Prima di tutto ci avviciniamo al paziente a spina di pesce, per
rassicurarlo.
GIOVANNI:
Bene.
ALDO:
Dopo di che prendiamo la... (indicando la mano)
...la palmipede... dove ogni falange è attaccata...
GIOVANNI:
La mano!
ALDO:
Non mi veniva il termine tecnico, professore! E la mettiamo proprio qui
(indicando la spalla), sulla conca del
delta scafoideo, dove c'è questo osso…
GIOVANNI:
La spalla!
ALDO:
La spalla. Dopo di che procediamo con l'anestesia.
(Come se ce ne fosse ancora bisogno, i tre medici danno
un'ulteriore prova della loro idiozia, cercando di addormentare il
paziente con una ninna nanna.)
ALDO,
GIOVANNI E GIACOMO (in
coro):
Ninna nanna, ninna o,
questo bimbo a chi lo do?
Lo daremo alla befana,
che lo tiene una settimana.
Lo daremo al lupo nero,
che lo tiene un anno intero.
Lo daremo al buon Gesù,
che lo tiene un giorno in più.
Ninna nanna, ninna o,
questo bimbo a chi lo do
Lo daremo alla moffetta,
che lo tiene stretta stretta.
Lo daremo alla tartaruga,
che lo tiene nella lattuga... |
(Grazie
all'anestesia, il paziente sembra addormentarsi. Poi, però, Giacomo e
Aldo, catturati da quel fantastico brano, riattaccano a cantare a voce
altissima, svegliandolo.)
GIOVANNI: Basta! Basta! Curaro, cerbottana!
( Giacomo sputa il curaro con la cerbottana e
il paziente si addormenta di colpo.) E ora procederemo alla
operazione vera e propria. Dottor Cimatti (ad
Aldo), mi tamponi, per favore. (Aldo e
Giovanni si abbracciano in una specie di amplesso.) Grazie,
dottor Cimatti.
ALDO:
Prego.
GIACOMO:
Professore, vuole che la tamponi anch'io?
GIOVANNI:
Si allontani, dottor Pivetta, per favore!
Dottor Giulli (ad Aldo, mostrando le mani con
le dita aperte), guanti!
ALDO:
Dieci, professore!
(Giovanni osserva Aldo, indeciso se internarlo o
spaccargli la faccia. Poi si volta verso Giacomo, che ha già pronto un
paio di guanti, uno verde e uno giallo.)
GIACOMO:
Ecco i guanti, professore.
GIOVANNI:
Chi dobbiamo operare. Topolino?
GIACOMO:
Certamente no, professore.
GIOVANNI:
E allora come mai uno verde e uno giallo?
GIACOMO:
Per rammentarle dove sta la destra e dove sta la sinistra, professore.
GIOVANNI:
Quale sarà mai la destra, dottor Pivetta?
GIACOMO:
Verde a destra e giallo a sinistra.
GIOVANNI:
Era una domanda trabocchetto, bravo dottor Pivetta. Basta adesso, stiamo
per operare. E ora eseguirò un'incisione...
GIACOMO
(intervenendo con un fastidiosissimo tono da
primo della classe): Latero-temporale occipitale.
GIOVANNI
(urlando come un ossesso): Dottor
Pivetta, lo ben so, non mi suggerisca i termini, non lo sopporto!
Eseguirò un'incisione latero-temporale, quindi mi passi il bisturi
partero-psicoanterogenetico.
(Giacomo
estrae una motosega e gliela allunga.) Grazie, dottor Pivetta. E
ora assisterete veramente a un prodigio della scienza che queste mani
otterranno.
(La
grammatica non è la specialità del primario.)
Giovanni
accende la motosega, ma non riesce a domarla. Come se fosse cosa viva,
la motosega impazzita trascina Giovanni di qua e di là. Per evitare di
essere segati in due, gli altri scappano: Giacomo si butta per terra e
Aldo si arrampica sulla quinta. Poi Giovanni spegne la motosega e torna
la calma.
ALDO:
Professore, non mi sembra che abbia molto la mano ferma. Adesso capisco
perché la chiamano Parkinson.
GIOVANNI:
II mio nome vero non è Parkinson. (poi, con
orgoglio) II mio vero nome è Alzheimer, Helmut Aizheimer.
(Immediatamente dopo aver pronunciato questa frase,
Giovanni si guarda intorno spaesato. Ha perso tutta la sua arroganza,
parla a voce bassa, con timidezza, e da la sensazione di non sapere dove
si trova.)
GIOVANNI:
A proposito, suora (a Giacomo), che
cosa stavamo facendo? Forse c'è da tagliare una siepe?
GIACOMO:
Si calmi, professore.
GIOVANNI:
Chi?
GIACOMO:
Professor Alzheimer.
GIOVANNI
(tornando in sé): Certo, Helmut
Alzheimer!
GIACOMO:
Stavamo per iniziare questo straordinario intervento...
GIOVANNI:
...intervento di chirurgia, certo, molto bene. (Fa
ripartire la motosega e ricomincia a ondeggiare.) Mi tenga,
dottor Pivetta...
GIACOMO:
Dove, professore?
GIOVANNI:
Tutto. (Giacomo lo solleva e Giovanni procede
nell'operazione, scoperchiando il cranio del povero Cornacchione.)
Voilà, che incisione. Tenga il bisturi, su... Non siamo delle fìghette,
siamo dei chirurgi... (Nessuno ha il coraggio,
o le basi grammaticali, per correggerlo.) Ora venite a vedere
questo cervello, che...
(Alla prima occhiata, Giovanni sviene, sorretto a stento
dagli altri due, che riescono, purtroppo, a rianimarlo.)
GIACOMO:
Professore!
ALDO:
Professore!
GIOVANNI:
Chi?
ALDO:
Niente, ci stava facendo vedere il cervello...
GIOVANNI:
Sì, scusate, è tanto che non guardo in un cervello così da vicino e ho
avuto come un mancamento. Avvicinatevi, guardate anche voi.
Va'
che roba!
ALDO:
Miii, affascinante!
GIOVANNI:
Forte! Va' se lo muovo! (Tanto per divertirsi
un po', sbatacchia su e giù la testa di Cornacchione, facendo dondolare
il cervello.)
ALDO:
Miiii, che bello... sembra tipo un budino.
GIOVANNI:
Vero? Va' che roba.
ANTONIO
(che si è inspiegabilmente risvegliato):
Professore, una cosa... quando lei mi muove così la testa, mi va un po'
via la vista, è normale?
GIOVANNI:
Ma certo che è normale. Non è normale che il paziente parli... Eh!
Dottor Pivetta, che tipo di anestesia gli abbiamo fatto?
GIACOMO:
Curaro light.
GIOVANNI:
Adesso sono costretto ad andare ad agire sui centri di Langherans.
GIACOMO
(saccente): Rimuovere i filamenti
neurovegetativi...
GIOVANNI:
Lo ben so, dottar Pivetta, non mi suggerisca! Adesso andrò a rimuovere i
filamenti neurovegetativi... eccoli qua. (Il
paziente si addormenta di nuovo.) Dottor Schustemberg (ad
Aldo), li tenga! (Giovanni glieli da e
Aldo, non visto, se li mangia.) Oh, molto bene, ora siamo
arrivati a una fase molto delicata, la sala deve essere completamente
asettica e non ci deve essere un minimo batterio nell'aria perché...
ALDO
(masticando l'ultimo gustosissimo centro di
Langherans): Professore... ce ne sarebbe un altro di questi
neovegetativi...?
GIOVANNI
(indispettito): Dottor Crimpioni! Lei
non mi può interrompere mentre sto spiegando!
Dottor Pivetta, cosa stavo dicendo?
GIACOMO:
Stava spiegando l'importanza di operare in una sala operatoria
completamente asettica.
GIOVANNI:
Bravo!
GIACOMO:
E che il pericolo di un batterio all'interno della calotta cranica...
(Nel bei mezzo della spiegazione, Aldo starnutisce nel
cervello di Cornacchione e non riesce più a fermarsi.)
ALDO:
Devo essere allergico alla materia grigia! Etciùuu!
(Giacomo, zelante come sempre, per sincerarsi della
situazione si avvicina e infila le mani nel cervello del paziente.)
GIOVANNI
(arrabbiatissimo): Che cosa mette
dentro le mani, dottor Pivetta!?! Già lui ci ha starnutito dentro!
Allora avanti! (perdendo completamente la
testa) Scaracchiamoci dentro (Giovanni
sputa nel cervello.), e alè, ci mettiamo anche i guanti, c'ho qua
la merenda, ci ho qui un bel savoiardo... lo pucciamo dentro e lo
mangiamo! Avanti, roviniamo un'operazione che era un bijou!! C'ho qui
del bei Lego per giocare, lo mettiamo dentro e via!
(D'improvviso, come in precedenza, cambia tono. Adesso
crede di essere un sagrestano che sta giocando a briscola.)
GIOVANNI:
Allora, reverendo, chi è di mazzo? Chi è che deve dare le carte?
GIACOMO:
Professore! Professor Alzheimer!
GIOVANNI:
Chi?
GIACOMO:
Professor Alzheimer.
GIOVANNI
(ritornando in sé): Certo! Helmut
Alzheimer.
GIACOMO:
Stava procedendo a questo intervento chirurgico.
GIOVANNI:
Sì, chirurgico... Operazione finita. Guardate che meraviglia di
cervello. Molto bene. Dottor Carpioni, mi passi il filo di sutura.
GIACOMO:
Professore, che punto sta eseguendo?
GIOVANNI:
Punto croce, dottor Pivetta. Là, ecco fatto. Svegliate pure il
paziente.
GIACOMO:
Sveglia! Sveglia!
ALDO:
Sveglia! (Poi comincia a ululare in finto
arabo e a contorcersi per un paio di interminabili minuti, il paziente,
però, non da segni di vita.)
GIOVANNI:
Dottor Figus, lei dove ha studiato?
ALDO
(vergognandosi): Al CEPU.
GIOVANNI:
Chiaro! Come mai non si sveglia, il paziente? Perché superficiale io e
coglioni voi!
Non
abbiamo reinserito le cellule di Langherans: dottor Cartini (ad
Aldo), mi passi le cellule di Langherans!
ALDO
(preoccupato, ma neanche poi tanto): E
quella cosa che mi ha dato poco fa? Un po' gommosa e filamentosa?
GIOVANNI:
Sì.
ALDO:
L'ho mangiata!
(Giovanni allarga le braccio in segno di resa. Mentre gli
altri due coprono i poveri resti di Cornacchione, avanza verso il centro
del palco e assume un tono di circostanza.)
GIOVANNI:
Oggi, un piccolo cuore si è fermato. Un uomo ha perduto la sua vita per
un errore della scienza. Ma non per questo la scienza si arresta, anzi!
La scienza farà un nuovo passo avanti. In questo momento il nostro
pensiero va ai suoi cari, che tanto lo amavano e che tanto lui amava.
Oggi è una data storica, mercoledì 13 novembre...
GIACOMO
(interrompendolo): Ottobre.
GIOVANNI
(a Giacomo): La morte non ha tempo,
dottor Pivetta! (al pubblico) Oggi, 13
ottobre, alle ore undici e quarantacinque... (Si
interrompe sorpreso e poi si rivolge a Giacomo.) Dottor Pivetta,
è l'ora dello squash!
GIACOMO:
Certo, professore.
GIOVANNI
(allontanandosi insieme a Giacomo): Ha
prenotato il campo?
GIACOMO:
Campo numero tré!
GIOVANNI:
i1 cinque mi porta più fortuna, quante volte glielo devo dire! (ad Aldo)
Dottor Bistefani, concluda lei... e ringrazi suo padre per i biscotti...
Allora, dottor Pivetta, andiamo a giocare a squash, ma mi tolga una
curiosità: questo squash, cos'è?
Mentre Giovanni e Giacomo escono di scena, Aldo solleva
il telo che copre il cadavere. Sorpresa: sotto il telo non c'è più
nessuno, Cornacchione è scomparso nel nulla.
ALDO:
Miii, che cosa si inventano per non pagare il ticket!"
Buio.
Stacco dei Good Fellas.
[Da
Aldo, Giovarmi e Giacomo, "Tel chi el telùn" Milano, Mondadori, 1999, pp.
62-73.]
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